17 Ago Come la società vede un balbuziente
Ormai ho perso il conto di quante volte ho visto in film, serie tv e cartoni animati l’immagine del balbuziente dipinto come “lo scemo del villaggio”. Cercate di far mente locale, quante volte avete visto su uno schermo un balbuziente comportarsi come tutti gli altri? Praticamente mai. E vi giuro che fin da piccolo è sempre stata la cosa che mi ha fatto arrabbiare più di tutto. Perché noi balbuzienti veniamo raffigurati in questo modo? Perché il balbuziente viene sempre deriso e visto come una persona dalle limitate capacità intellettive? Ho provato quindi, nel corso degli anni, a darmi una risposta.
Vista, udito e olfatto. Questa sequenza è l’ordine in cui una persona etichetta al primo incontro un’altra persona. Vista, udito, olfatto.
L’essere umano è definito come animale sociale, ergo, moltissimi istinti primordiali sono ancora incisi nel nostro codice genetico. Ergo, la prima cosa che ci viene naturale fare quando conosciamo un’altra persona è vedere il suo aspetto, il suo lato estetico, in questo caso quindi, a come è vestita. L’occhio cade su ciò che indossa e sul suo portamento, la sua gestualità ed il suo modo nel presentarsi. Dopodiché, scatta l’udito. Il suono della voce, il tono, il volume, l’accento e le peculiarità del suo eloquio. Terza fase è l’olfatto, ovvero se la persona che ci sta davanti indossa un profumo o meno, l’odore dei suoi vestiti, dei capelli, del vestiario. Questi tre elementi determinano, a grandi linee, la maniera in cui etichettiamo ogni persona durante il primo approccio. Ovviamente, dopo tale incontro scattano una miriade di altre considerazioni relative ad altrettante attitudini del nuovo conoscente. Ma, se in una di queste tre principali fasi, vista-udito-olfatto, c’è una qualsiasi cosa che esce fuori dall’ordinario, ecco che tutto il resto perde importanza e l’attenzione sarà focalizzata sulla non-ordinarietà.
Facciamo alcuni esempi: Un nostro amico vuole presentarci un suo collega di lavoro, lo vediamo arrivare da lontano, è vestito bene, giacca e cravatta, ma è su una sedia a rotelle. Si presenta, ha una bella voce ed un tono rassicurante, inoltre ha un ottimo profumo. Bene, cosa accade nella nostra mente? Cominciamo a focalizzarci sulla sua disabilità: “Forse è vittima di un incidente stradale o di una malattia. E se fosse nato così? Avrà sicuramente un passato pieno di difficoltà, ma in fondo avrà lottato per essere come gli altri. Sicuramente avrà una forza d’animo spiccata. Sarà sicuramente una persona interessante.” Eccetera eccetera. Tutti questi pensieri vengono formulati, consciamente o meno, in poche frazioni di secondo nella nostra mente. Ciò che viene meno spontaneo di fare è pensare a come è vestito bene e che buon profumo lui abbia. Il senso di rivalsa, del superamento degli ostacoli e delle barriere architettoniche ci ha fatto scattare in noi un senso, inizialmente di compassione, ma poi di grandissima stima e rispetto.
Altro esempio: Un altro nostro amico ci presenta un altro collega di lavoro. Lo vediamo arrivare da lontano, è vestito in maniera casual ma ordinata, jeans e t-shirt, si avvicina e si presenta: “P-p-p-piacere mi chi-chiamo Al-l-l-l-lessio.” Inutile dire che alla terza fase neanche ci arriviamo e non faremo caso al profumo che avrà o meno addosso. I pensieri saranno i seguenti: “Oddio, ma che ha? Perché parla così? Poverino, mi viene quasi da ridere, ma non posso farlo, devo resistere. Ah, ok, ho capito, è un balbuziente. Ma chissà perché balbetta. Avrà sicuramente qualche problema. O forse avrà subìto qualche trauma infantile. Tu pensa da piccolo quanto l’avranno preso in giro. Magari me lo sta presentando perché non ha amici. Figurati una ragazza, questo sarà single da sempre.” Eccetera eccetera.
Tutti questi pensieri, purtroppo, sono stati amplificati e generati anche da un uso scorretto della balbuzie a livello mediatico. Se è vero che esistono centinaia di film in tutto il mondo dove, per esempio, un ragazzo sulla sedia a rotelle viene elogiato come fosse, giustamente, un supereroe per via della sua forza d’animo nel superare i propri limiti pur non guarendo, non esiste neanche un film/cartone/serie dove un balbuziente viene fatto emergere anche semplicemente per ciò che è, ovvero un essere umano tale e quale a tutti gli altri, invece di essere dipinto come un diverso e/o mentalmente inferiore.
-Inutile il sottolineare il fatto che il paragonare queste due persone è solo per differenziare un’ipotetica qualsiavoglia disabilità.-
Qualsiasi persona con un qualsiasi problema, lieve o grave che sia, è una persona come tutti gli altri. Ognuna con le proprie gioie ed i propri dolori, le proprie vincite e le proprie sconfitte. L’unica differenza sta nell’approcciare la vita quotidiana con quel pizzico di difficoltà in più.
PsicoVoce di certo non si arroga il diritto di intraprendere una crociata mediatica per ristabilire il rispetto verso i balbuzienti, diciamo solo che, col passare degli anni, abbiamo sempre cercato di mitigare le considerazioni fatte dai normoloquenti nei confronti di noi balbuzienti. Conoscere un problema relazionale come la balbuzie, per chi non ne soffre, può fare la differenza. Stigmatizzare chi soffre di questo annoso problema solamente perché non è a conoscenza di cosa significa essere balbuziente, comporta solamente il perpetrarsi di falsi miti e credenze.
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